Normale o Patologico

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Dea.Atena
view post Posted on 21/2/2010, 15:39




Occuparsi dei concetti di normalità e di patologia cosi connessi sono stati affrontati nella storia del pensiero psicologico con un riferimento ad aree disciplinari differenti; nello studio della salute e della malattia rifluiscono, infatti, i concetti ed ipotesi provenienti dall’area medico-psichiatrica, dall’area psicologica, dall’area antropologica e sociale.
Per affrontare uno studio storico dei concetti relativi al binomio normalità/devianza, divenuto nel corso della storia del pensiero clinico sanità/patologia, è necessario occuparsi delle caratteristiche del concetto di normalità.
Il concetto di normalità allude alla nozione di norma. Come è noto le norme prescrittive fanno riferimento a tutte le norme morali, ai divieti, alle leggi penali. Per Agazzi una persona o un comportamento sono normali quando ci si riferisce ad una loro conformità rispetto a ciò che dovrebbe essere; se essi fossero discrepanti a questo dover essere, tali individui verrebbero qualificati come devianti o anormali.
Le norme costitutive rappresentano tutte le regole che in genere presiedono alla corretta esecuzione di qualche procedimento o all’identificazione di un oggetto. Il discostarsi da questo tipo di norme dà luogo a una anomalia o ad una scorrettezza.
La prima tecnica conoscitiva è rappresentata da valutazioni di tipo statistico. Infatti tra i diversi tipi di medie prese in considerazione dalla statistica vi è la norma o la moda: essa indica il valore che compare con maggiore frequenza in un certo insieme di dati. Il normale è dato da quanto vi è più comune in un determinato campione.
Parallelamente si è andata affermando una modalità di valutazione della normalità e della devianza volta a definire la loro natura. Il concetto di normalità, divenuto salute nella storia del pensiero clinico di fine ‘800, e i concetti di devianza-patologia sono costruiti attraverso un procedimento logico definito come astrazione intenzionale o caratterizzazione tipico-ideale: su un piano esclusivamente teorico si individuano delle qualità o caratteristiche che definiscono la natura della normalità e sulla base di queste si costruiscono gli individui. Questa connotazione ideale della normalità implica una valutazione della patologia nei termini di una normalità in condizioni patologiche, la malattia diventa, quindi, un’altra normalità.
Nel ‘700 avviene la nascita dei primi asili di ricovero per i malati di mente. La normalità si costruisce come negazione della devianza. Tale derivazione concettuale si fonda su un processo logico definito come astrazione estensionale o generalizzazione induttiva che consiste nell’individuazione di persone concrete nell’intento di costruire, sulla base di queste, delle qualità. La normalità diventa un concetto puramente virtuale, il normale sarà individuato in colui che non possiede nessuna delle proprietà che caratterizzano l’anormale. La psichiatria si è costituita storicamente sulla base di una pratica di discriminazione e di segregazioni dei folli o devianti nel ‘700 tutto questo cambia.
L’analisi epistemologica del concetto di malattia ha evidenziato come esso sia connesso ad un insieme di concetti che hanno conosciuto un’evoluzione nel corso della storia a seconda delle classi sociali e dei livelli di istruzione. Una definizione adeguata, infatti dovrebbe tener conto di diversi aspetti, primo fra tutti la distinzione tra essere malato e avere una malattia. Il primo elemento fa riferimento al vissuto di malattia e all’esperienza diretta del malato. Essere un malato significa essere riconosciuto tale da parte dell’ambiente sociale medico che circonda il malato.
 
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