Violenza Psicologica Infantile

« Older   Newer »
  Share  
Dea.Atena
view post Posted on 21/2/2010, 15:43




"La violenza psicologica contro bambini e adolescenti consiste in atti omessi o commessi che vengono ritenuti psicologicamente dannosi. Tali atti vengono commessi da individui che per le loro caratteristiche sono in una posizione di potere che rende un bambino vulnerabile. Questi atti danneggiano immediatamente o come conseguenza ultima, il modo di agire comportamentale, cognitivo, affettivo o fisico del bambino. Tra gli esempi di violenza psicologica vi sono: gli atti di rifiuto, di intimorimento, di isolamento, di sfruttamento e di errata socializzazione."

Gli atti concreti di violenza psicologica sono:
RIFIUTARE: Rifiutare di riconoscere, di credere,di accogliere, non accettare, respingere. Scartare, mettere da parte. Rifiutare di ascoltare.
RIGETTARE: Trattare un bambino in maniera differente rispetto a fratelli o sorelle o a coetanei.
UMILIARE: Chiamare un bambino "stupido", etichettarlo come inferiore, umiliarlo in pubblico.
INTIMIDIRE: Impressionare col terrore, minacciare lesioni fisiche o addirittura di uccidere, costringere un bambino ad osservare atti di violenza contro le persone che ama, lasciare un bambino piccolo incustodito.
ISOLARE: Separarlo da tutti gli altri, non consentire interazioni o relazioni con i coetanei o con persone adulte al di fuori della famiglia.
CORROMPERE: Rendere antisociali o ribelli alla società, insegnare e rafforzare atti che umiliano gli individui "diversi", fare apparire come normali modelli antisociali e irreali.
SFRUTTARE: Non tenere del dovuto valore. Molestare sessualmente un bambino; impiegare un bambino in casa nel ruolo di un servo o come sostituito di uno dei genitori.
NON RICONOSCERE LA SENSIBILITA' PSICOLOGICA: Omettere di fornire quella cura sensibile e responsabile che è necessaria per promuovere un sano sviluppo socio-emotivo, mostrarsi distaccati, interagire solo quando sembra necessario.
CASTIGHI: Fra i comportamenti dei genitori che possono essere espressione di violenza psicologica si possono includere le punizioni, i cosiddetti castighi.

E' frequente l'uso di castighi da parte dei genitori per mantenere la disciplina e intimorire il figlio disubbidiente.
I castighi possono comportare delle limitazioni dell'attività motoria, della socializzazione, delle relazioni con l'ambiente familiare e con l'esterno.
Le punizioni fisiche rimangono la forma di punizione principale, anche le proibizioni che consistono nel privarlo degli stimoli abituali della sua giornata, come per esempio vedere la tv.
Oppure impedendo al ragazzo di stare con i coetanei, di fare sport.
I castighi alimentari sono comuni e più frequenti nei maschi, le ragazzine sono impegnate nel mantenimento di un corpo snello e flussuoso dettato dai mass media.
Naturalmente questi comportamenti assumono un significato diverso secondo il grado di severità, la frequenza, la durata. Il ragazzo vivrà il castigo in maniera diversa se esso è lieve, occasionale o se è costante.
I ragazzi reagiscono verso i genitori con rabbia quando i frequenti castighi riguardano la socializzazione, l'isolamento e soprattutto il cibo.

Non è facile per un bambino discriminare, in una relazione genitore-figlio, un comportamento di violenza psicologica.
Capita, invece, durante il lavoro clinico, di ascoltare un adulto che racconti eventi della propria vita infantile ed adolescenziale che possono rientrare in questa forma di abuso.
Nell'isolamento una delle caratteristiche dei genitori è il distacco emozionale del figlio di cui ignorano completamente le esigenze, desideri di dipendenza. Essi lo hanno considerato un'estorsione del loro Sè, un contenitore delle loro aspettative, argilla da modellare liberamente, secondo le proprie fantasie.
In queste famiglie, la coppia genitoriale è spesso narcisisticamente chiusa in se stessa, troppo impegnata nel proprio funzionamento come coppia o nel raggiungimento di obiettivi sociali ed economici.

 
Top
0 replies since 21/2/2010, 15:43   360 views
  Share